giovedì 10 aprile 2025

La maglia della Roma - Il rispetto per la storia giallorossa e l'archivio storico di Trigoria

La Roma ha una cosa che tutte le società di calcio, o almeno tutte le società di Serie A,

dovrebbero avere ovvero l’archivio storico.

Si perchè questa cosa non è scontata, anzi credo che la Roma sia l’unica società ad averlo tra

quelle più importanti, e, attenzione, non parlo di museo, ma proprio di archivio personale

societario. Grazie ai ragazzi dell’ufficio stampa, marketing e dell’archivio storico dell’ AS Roma ho

avuto modo di scoprire l’universo Roma.


Nel 2012 la società decide di dare vita all’archivio storico con un grandissimo lavoro di recupero

del materiale per raccontare la storia della Roma: roba ritrovata in sede, donazioni da parte di ex

giocatori, dirigenti, dipendenti, calciatori, ad oggi siamo arrivati ad oltre 140mila oggetti.

Non solo cimeli da gioco, oltre 1100 magliette tutte autentiche, ma anche documenti, contratti

tutti verificati. L’aiuto dei collezionisti, mi ha confermato Luca, è stato fondamentale.

Tornando all’archivio si trovano anche maglie non della Roma, ma legate ad essa come per

esempio la maglia di Falcao dell’Internacional di Porto Alegre, la maglia di Bruno Conti al

Mondiale dell’82, la maglia di De Sisti a Mexico ’70 e la maglia di Cristante nell’ultimo Europeo

vinto dall’Italia nel 2021.



Io per esempio sono tra quelli a cui piace tantissimo il lupetto di Gratton simbolo della Roma

degli anni ’80, ecco nell’archivio sono conservati i bozzetti che portarono a quell’iconico logo.

Ovviamente sono riusciti a recuperare anche la prima maglia della Roma del 1927/1928 di

Antonio Maddaluno.


Potrei continuare a scrivere solo dell’archivio, ci tengo in modo particolare perché, anche grazie

all’archivio, Adidas ha creato alcune bellissime maglie degli ultimi anni.



Per la prima maglia di quest’anno per esempio il brand tedesco ha preso spunto da un

abbonamento del 1933/1934 con il rosso scuro e l’oro per le scritte, per la seconda maglia si è

reso omaggio al quartiere Testaccio feudo romanista per eccellenza e dove c’era proprio il campo

da gioco ovvero “Campo Testaccio” dove i giallorossi c’hanno giocato dal 1929 al 1940.



L’anfora, simbolo ed icona artistica del rione di Testaccio, compare sulla maglia come un dettaglio

applicato sul retrocoletto. Il riferimento è al Monte dei Cocci, una collina artificiale di epoca

romana frutto dell’accumulo di milioni di frammenti di anfore usate per il trasporto delle merci che

giungevano via nave al porto fluviale sul Tevere. 



La terza maglia è un omaggio ad una maglia che

ebbe tantissimo successo tra i tifosi, un po’ meno sul campo. Nel ’91’92 infatti con la maglia blu

fu giocata solamente una partita di Coppa delle Coppe contro il Monaco, non andò benissimo.



Adidas l’ha attualizzata quest’anno con sul petto il monogramma ASR del 1933, realizzato in

giallo bordato rosso su fondo nero, davvero molto, molto bella. Aggiungerei anche la maglia

utilizzata solo nel derby dell’anno scorso e sempre realizzata da Adidas, lo stemma è stato

ricomposto dall'Archivio Storico con elementi autentici e propri della storia e dell'identità dell'AS

Roma. In questo modo l'Archivio ha 'fermato' in una forma elegante e moderna le innumerevoli

versioni del primo stemma usate dal club tra il 1927 e il 1959. Questi sono tutti esempi di come gli

archivi delle società possano essere di aiuto, non solo alle nuove proprietà per conoscere la

storia, capire, comprendere i tifosi, ma anche ai più giovani per ricordare e non dimenticare.Grazie ancora per avermi aperto le porte del mondo Roma, un mondo bellissimo ricco di storia e

soprattutto ben conservata.



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mercoledì 5 febbraio 2025

La festa per i 90 anni e la maglietta con il colletto troppo stretto

 La stagione 2016/2017 non è una di quelle stagioni da ricordare, però per me ha un significato particolare perché quell’anno, come era abitudine fare ogni anno, presentammo la nuova maglia in una location particolare: il Cinema Odeon in centro a Firenze, quello dove oggi c’è una bellissima libreria.


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L’allestimento fu pazzesco, furono smontate tutte le poltrone del cinema e in mezzo alla sala fu allestito un campo da calcetto 3vs3 dove si affrontarono vecchie glorie della Fiorentina come Di Chiara, Riganò e molti altri.



L’ospite musicale scelto da LeCoqSportif fu uno sconosciutissimo Calcutta: sorrido al ricordo di Calcutta quella sera perché, ad oggi, posso tranquillamente affermare, che non fu una scelta azzeccatissima, o meglio, il sound di Calcutta non era proprio adatto al tipo di evento e ricordo un  dirigente/dipendente di Fiorentina che liquidò il giovane Calcutta con una frase tipo.”Grazie può bastare così tanto adesso apriamo il buffet”. Ad essere sinceri non mi sembrò che ci rimase malissimo, anzi, credo si sentisse quasi liberato dal peso di dover continuare a suonare in un contesto in cui non veniva apprezzato. Sono contento che negli anni successivi sia riuscito ad ottenere il successo che merita, a me piace Calcutta.



Tornando alla presentazione della maglia, nel pomeriggio ebbi il privilegio di poterla vedere e provare (sui miei profili social ci sono le foto di quella serata) e mi accorsi immediatamente di un problema che poi fu amplificato dai giocatori al primo utilizzo: il colletto, per quanto fosse elasticizzato, lo era nel punto sbagliato ovvero dietro. Una volta indossata avevi quasi la sensazione di sentirti strozzato. Feci notare questa cosa e la riposta fu che l’elastico era dietro e non davanti, io provai inutilmente a ribattere che dietro non era molto utile… La maglia fu successivamente modificata con uno spacco sul davanti proprio per il motivo a cui adducevo io.



Nelle foto sul profilo instagram @lamagliaviola si può vedere la prima maglia viola con il colletto originale, quella bianca di Vecino con il colletto tagliato con le forbici e quella arancione di Zarate insieme a quella di Coppa di Chiesa con il colletto ricucito.



La serata fu molto piacevole e divertente, sul palco salirono Davide Astori, Federico Bernardeschi e Borja Valero oltre ad una giocatrice delle Woman’s .

Scherzammo con Il capitano, ricordai di quando avevo conosciuto Berna nelle giovanili con un fisico esile e che poi tornò dal prestito di Crotone bello rinforzato e ovviamente sul fatto che Borja fosse il vero sindaco di Firenze.

Quella sera presentammo la maglia viola e quella bianca.

Nelle settimane successive si crearono molte aspettative sulla terza maglia che, spoiler, la davano di colore rosso, in verità quando fu presentata tutti fummo concordi col definirla più arancione che rossa.

Sul palco salirono anche Daniele Pradè che dopo qualche giorno fu sostituito da Pantaleo Corvino e Andrea Rogg oggi al Venezia.



Il 28 agosto 2016 festeggiammo allo Stadio Franchi i 90 anni della squadra viola, ma prima della partita fu organizzato un rinfresco all’interno del Centro sportivo accanto allo stadio.

Proprio quel rinfresco fu il primo passo verso la riconciliazione tra la Famiglia Della Valle e Giancarlo Antognoni.

In quella occasione ebbi modo di conoscere Carlos Dunga, Lubos Kubik e ricordo una piacevolissima chiacchierata con il mitico Emiliano Mondonico e Rigagol che mi raccontararono i giorni precedenti allo spareggio per andare in Serie A nel giugno 2004.

Avevamo preparato una festa pazzesca che avrei dovuto presentare, purtroppo il terremoto di Amatrice di pochi giorni prima ci fece annullare i festeggiamenti, lasciando solo la sfilata degli ex viola in mezzo al campo a fine partita… Peccato.



In occasione della prima partita di campionato alle maglie fu applicata la patch celebrativa, sulla manica, per i 90 anni.

Durante l’anno ogni partita in casa la società ospitava ex giocatori e allenatori viola che non presenziarono alla serata del 28 agosto, ricordo in quelle settimane di aver incontrato l’attuale allenatore della Roma Claudio Ranieri, al tempo fresco vincitore della Premier League con il Leicester e un irriconoscibile Kanchelskis.



La stagione, come vi ho anticipato all’inizio, non è passata alla storia. Era la seconda con Paulo Sousa in panchina, quella precedente fu quasi un trionfo, questa si rivelò piuttosto anonima, verrà ricordata per l’esordio e l’esplosione di un giovanissimo Federico Chiesa fatto esordire alla prima di campionato a sorpresa in casa della Juve. Kalinic si confermò il miglior marcatore della squadra con 20 reti totali, in quella squadra giocarono per l’ultimo anno il capitano Gonzalo Rodriguez, Borja Valero, lo stesso Kalinic, Babacar, Tomovic e Ilicic.

La Fiorentina si piazzò ottava senza raggiungere la qualificazione alle Coppe Europee.


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mercoledì 29 gennaio 2025

La prima Fiorentina di Prandelli e la Champions League

 Ci sono 3 stagioni, nella storia recente della Fiorentina, che potremmo definire come quelle della svolta.

La prima di Prandelli 2005/2006, la prima di Montella 2012/2013 e la prima di Italiano 2021/2022.

Della svolta perchè venivamo da stagioni un po’ così e così per usare un eufemismo.



Oggi parliamo della stagione 2005/2006 e per farlo ho chiamato Dario Dainelli che, oltre ad essere un amic,o e anche quello che io definirei un vero e proprio uomo spogliatoio, ma non solo, perchè Dario, di quella squadra, in quelle 5 bellissime stagioni con Prandelli in panchina, era anche il capitano.


Alla base delle chiacchierate con Dario ci sono sempre le risate, si perché quando comincia a raccontarti gli aneddoti sulla carriera fa davvero morire dalle risate, per darvi un’idea ricordo ancora quando ad un evento mi raccontò della sua esperienza, da giovanissimo aggregato della primavera, in prima squadra nel Brescia di Baggio e Mazzone: prima di una partita gli capitò come compagno di stanza un certo Pep Guardiola. La scena è la seguente: camera con due letti paralleli, Guardiola disteso che sta raccontando qualcosa a Dainelli che ascolta attentamente seduto in fondo a letto come uno scolaretto, porta aperta della camera, entra Mazzone che assistendo alla scena esclama: “Ah Dainè che hai vinto la settimana cor campione?”.

Ogni volta che ripenso a questo racconto non riesco a smettere di ridere.

E di aneddoti così Dario ne ha a bizzeffe, come quando Lupatelli, che arrivava sempre per primo agli allenamenti, “disegnò” la scena del delitto all’interno dello spogliatoio con lo scotch per fare le fasciature.


Ma la cosa che più mi ha colpito della chiacchierata con Dario è stata questa frase: “Vedi noi eravamo davvero un bel gruppo, noi ci divertivamo insieme e questa cosa permetteva ai nuovi di integrarsi immediatamente, come quando arrivò Zauri, ex capitano della Lazio: noi eravamo un po’ prevenuti, pensavamo stesse arrivando uno con la puzza sotto il naso e invece dopo pochi giorni ad un cena ci disse che non voleva più andare via il tutto suggellato da un “VI AMO GiA’” e giù tutti a ridere.”




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Quello era un gruppo composto in gran parte da italiani: Gamberini, Montolivo, Toni, Gilardino, Natali, Comotto, Pazzini, Gobbi, Donadel, lo stesso Dainelli, in porta Seba Frey, davanti Mutu, Santana, Jorgensen, che per  il suo ordine e la sua precisone era stato nominato il cassiere per la riscossione delle multe ( a tal proposito tra gli aneddoti da ricordare anche gli ostacoli che venivano messi lungo il percorso per accedere allo spogliatoio, al tempo all’interno dello stadio, per quei giocatori che erano soliti arrivare all’ultimo momento), questa era l’ossatura principale e poi nel corso degli anni venivano e andavano vari giocatori, ma alla base “un gruppo buono e forte che poteva far fronte a tutto”.


E così infatti sono andate le cose, se non fosse stato per calciopoli, avremmo disputato la Champions League per 4 anni di fila.


Come arrivasti alla Fiorentina?

“Sono stato a tutti gli effetti il primo acquisto del ritorno in Serie A nel 2004/2005. Il Direttore Generale era Lucchesi che avevo avuto a Empoli, stavo facendo bene a Brescia e la Fiorentina in B stava faticando un po’, ma eravamo rimasti d’accordo che se fosse salita in Serie A mi avrebbero comprato. Per me era la realizzazione di un sogno, pensa come ho esultato al goal di Fantini nello spareggio con il Perugia…”


Poi però lo scontro, per una società giovanissima, con la realtà della Serie A:

“Il primo anno c’erano grandi problemi proprio a livello organizzativo, pensa che in ritiro eravamo 50 giocatori che appartenevano ancora alla squadra che aveva giocato la Serie C2, poi a gennaio cominciarono ad arrivare giocatori come Pazzini, Bojinov, Donadel e ormai sapevamo che a giugno sarebbe arrivato Corvino, e proprio con il suo arrivo e quello di Prandelli cambiò tutto.”

Tra serate memorabili come quella di Champions con il Liverpool “ma non a Liverpool, a Firenze, ricordo la sera prima dovevamo allenarci allo stadio, ma in Champions c’è la regola che prima si allenano gli ospiti e poi la squadra di casa, quindi noi rimanemmo a bordo campo ad assistere al loro allenamento, mi ricordo ancora i commenti dei miei compagni, “guarda come calcia bene Gerrard, guarda che stile Torres”, sembravamo più fan che avversari e ad ogni commento giù a ridere”, dicevamo serate memorabili tra Champions, vittorie all’ultimo minuto con la Juve a Torino o la rovesciata sempre a Torino di Osvaldo per il raggiungimento della qualificazione con due anni di ritardo, passano 5 anni e arriva una proposta irrinunciabile del Genoa:

“In verità io non sarei mai andato via, ma, pensa come sono fatto, sono andato via per educazione, ti spiego meglio: arriva una proposta dal Genoa, io ci scherzo su con il resto della squadra, poi un giorno mi chiamano Corvino e il mio procuratore e mi dicono per quale cifra sarei potuto andare via, io sparai alto, ma nemmeno più di tanto, qualche giorno dopo viene a Firenze Preziosi accontentando quella mia richiesta, mi credi che per una forma di educazione mi sembrava brutto dire che non ci sarei andato e così, capendo anche che forse stava finendo un ciclo (a fine stagione se ne andrà anche Prandelli), decido di accettare l’offerta del Genoa e così andai via a metà stagione con la Fiorentina già eliminata dalla Champions per quella decisione scellerata di Ovrebo sul fuorigioco non fischiato con il Bayern Monaco”.


Dario sei un collezionista di maglie?

“In verità no, ho conservato solo una maglia per stagione delle mie e ho scambiato la maglia solo con gli amici, ecco quelle mi faceva piacere averle. Ricordo che fino a qualche anno fa non avevo la maglietta dell’esordio in Serie A con il Lecce perchè a fine partita venne Montella a chiedermi di scambiarla, era la Roma post scudetto e, a parte la sorpresa nel vedermi quella richiesta, la scambiai perchè mi sembrava brutto dire di no a Montella. Anni dopo arrivo a Firenze, il fisioterapista, mio omonimo, mi dice che aveva la mia maglietta del Lecce perchè l’aveva chiesta espressamente a Montella, barattandola con la maglia della Fiorentina di quell’anno, sono tornato in possesso della mia maglia dell’esordio”.

Il gruppo e l’unione alla base dei successi di quelle stagioni iniziate nella stagione 2005/2006 con la maglietta che come sponsor tecnico era passata dagli anni della B e del primo in A di Adidas a Lotto che rimarrà come sponsor tecnico per ben 7 anni.


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La maglia della Roma - Il rispetto per la storia giallorossa e l'archivio storico di Trigoria

La Roma ha una cosa che tutte le società di calcio, o almeno tutte le società di Serie A, dovrebbero avere ovvero l’archivio storico. Si pe...